05 giugno 2014

Italia digitale, si cambia verso?


Marianna Madia, ministro per la Pubblica Amministrazione e semplificazione
Il Ministro per la Pubblica Amministrazione e
semplificazione Marianna Madia.
Agenzia per l'Italia Digitale. Il ministro Marianna Madia è arrivata da poco, ma non ha tardato molto a far capire che vuole cambiare verso davvero, e anche in fretta.

Deve averlo capito bene Agostino Ragosa, Direttore Generale dell'Agenzia per l'Italia Digitale (AGID), che l'ha incontrata nei giorni scorsi credo per la prima volta da quando ha avuto l'incarico di vigilare su questa struttura e quindi sul sui direttore. Un colloquio amichevole, ha fatto scrivere Ragosa in un comunicato, e sembra anche breve e chiaro. Il Ministro "gli ha rappresentato le esigenze connesse alla politica governativa di rinnovamento e discontinuità nell'amministrazione pubblica". 

Una frase simile a quella che deve aver usato Matteo Renzi per dire a Enrico Letta che se ne doveva andare. Allora Enrico non aveva condiviso e forse nemmeno ben capito, mentre Agostino si. "Condividendo le finalità di questa politica, l'ing. Agostino Ragosa, ha rassegnato il 3 giugno 2014 le proprie dimissioni da Direttore generale dell'Agenzia per l'Italia digitale".

Probabilmente era anche difficile non condividere gli intenti del Ministro, dopo le notizie diffuse sulla sua decadenza a seguito di inadempienze amministrative. Quanto alle cose fatte da Ragosa nei suoi 19 mesi di direzione dell'Agenzia, a dir la verità io non ho notizie di realizzazioni che lasciano il segno, mentre invece hanno fatto notizia ritardi e difficoltà. Sicuramente non solo e non tutto per colpa sua, ma a noi piace credere che se uno ha un posto di responsabilità e non riesce a lavorare, o lo dice e se ne va o se ne assume la responsabilità.
Agostino Ragosa
Il direttore dimissionario dell'Agenzia per
l'Italia Digitale Agostino Ragosa.
Mi risulta che Ragosa ha scritto e fatto approvare il nuovo Statuto dell'Agid del quale ho letto il testo e,  come ho riportato in un post di qualche settimana fa,  francamente non ho capito i motivi di un simile testo in una struttura operativa, come dovrebbe essere l'Agenzia per l'Italia Digitale. Anzi, per dirla tutta, mi era sembrato uno Statuto più orientato a perpetuare strutture e adempimenti burocratici senza fine che non a fornire strumenti operativi per decidere ed attuare azioni concrete ed utili nei tempi più rapidi.

Alla base di questo Statuto l'obiettivo per regolamentare la realizzazione e gestione di un "Modello strategico di evoluzione del sistema informativo della Pubblica Amministrazione". Regolamentazione che non  mi pare particolarmente efficace, soprattutto dal punto di vista della garanzie di definizione e rispetto di tempi e costi. A prova di questo noto che a quasi quattro mesi dall'entrata in vigore dello Statuto, non vi è notizia alcuna di un tale modello, ne un piano operativo per realizzarlo..

Eppure lo Statuto indica tappe precise. L'AGID avrebbe dovuto preparare una bozza di Modello Strategico. Il Governo (con un DPCM) avrebbe dovuto costituire un Comitato di Indirizzo, formato da membri designati dalla Presidenza del Consiglio, da ciascun ministero competente (Sviluppo economico, Istruzione, Università e ricerca scientifica, Pubblica Amministrazione, Economia), dal tavolo della conferenza unificata, dal tavolo permanente dell'Innovazione, e dal tavolo dell'Agenda Digitale.  Il Comitato di Indirizzo, una volta operativo con tutti i membri nominati, avrebbe dovuto deliberare il modello strategico. Poi si sarebbe dovuta verificare la coerenza del modello strategico con le Deliberazioni specialistiche della commmissione del Sistema Pubblico di Connettività e della Cabina di Regia per l'Agenda Digitale Italiana. Poi ancora avrebbe dovuto ottenere il parere del Garante della Privacy, per essere sicuri che i dati personali siano ben trattati. 
Il tutto senza scadenze. Quindi forse un giorno, chissà quando questo nuovo modello strategico arriverà, ma non è detto dato che la maggior parte degli adempimenti, decreti attuativi e quant'altro serve ad attuare le cose non vengono fatti, anche quando hanno una scadenza, figurati quando non ce l’hanno.

E' vero che la legge istitutiva assegnava numerosi e vari compiti all'agenzia (art. 20 DL 83 del 20 giugno 2012), ma il primo e più rilevante era quello di realizzare gli obiettivi dell'Agenda Digitale Italiana, in coerenza con gli indirizzi elaborati dalla relativa Cabina di regia e con l'Agenda Digitale europea.

Invece Ragosa ha stabilito che serve un modello strategico. E una volta realizzato il modello, magari fra qualche anno, avremmo forse potuto iniziare a pensare a come applicarlo, sempre che i rapidi e continui cambiamenti tecnologici e  sociali non lo abbiano già reso superato.

Questa è l'Agenzia per l'Italia Digitale nel disegno di Agostino Ragosa? Una struttura che costa quasi trecento milioni di euro all'anno e oggi appare come più attiva nel perseguire logiche particolari e a complicare gli affari semplici che non a trovare soluzioni rapide ed efficaci.

Elisa Grandi
Elisa Grandi, Commissario
dell'Agenzia per l'Italia Digitale.
Campa cavallo che l'erba cresce, deve essere stato il primo pensiero del ministro Madia dopo aver letto questo Statuto, mentre dava immediate disposizioni per individuare e licenziare l'autore. Voi al suo posto cosa avreste fatto?

Dopo Caio via anche Ragosa, e si ricomincia.

Ora l'Agenzia avrà un commissario, Elisa Grande, capo del dipartimento per il coordinamento organizzativo della Presidenza del Consiglio, che la gestirà almeno fino a quando non sarà individuato un nuovo Direttore, ci viene detto.

Speriamo sia la volta volta buona, e che il cambio di passo promesso da Renzi si realizzi anche sulla digitalizzazione.  Speriamo anche si faccia in fretta e si possa arrivare rapidamente a gestire efficacemente tutte le risorse tecniche e professionali disponibili per attuare le riforme che servono a digitalizzare e semplificare la Pubblica Amministrazione italiana.


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