31 maggio 2014

L'Europa o si fa o muore

Matteo Renzi, Presidente del Consiglio
e segretario del Partito Democratico
Gli Europei hanno votato. Sembra che buona parte degli elettori si stiano stancando dei vecchi partiti, che sono stati incapaci di creare delle istituzioni europee democratiche, autorevoli ed efficaci nel rispondere alla crisi e garantire un sufficiente sviluppo economico e sociale per i propri cittadini.

Sono sempre di più quelli che iniziano a credere che se l'Europa non cambia è meglio chiuderla, se lo stare insieme, nella stessa moneta e dietro le stesse frontiere crea vantaggi solo a pochi e danno a tanti.

O si cambia questa percezione dilagante o alla fine vinceranno coloro che vogliono uscire dall'Euro e chiudere le frontiere nazionali, pensando in questo modo di ritornare padroni del proprio destino, almeno di quello macroeconomico e monetario. Eccetto forse che in Germania, dove non poteva che vincere la signora Merkel, i cittadini europei hanno, con il voto, dato in modo chiaro questo messaggio.

Ma cambiare come? Abbiamo fatto una moneta e un  mercato comune, ma non abbiamo realizzato istituzioni politiche capaci di gestirli. Siamo rimasti in mezzo al guado, in balia della finanza, dei burocrati e delle debolezze dei governi nazionali. In questa situazione o riusciamo ad andare avanti oppure finiremo per annegare o comunque dovremo tornare indietro.

Se non riusciremo in tempi ragionevoli a costruire una qualche forma efficace di unità politica, del tipo Stati Uniti d'Europa, creando istituzioni capaci di governare l'economia e la moneta europea nell'interesse di tutti, oppure l'Europa si avvia verso la fine.

In tutto il continente le forze nazionaliste e contrarie all'Euro e all'unione Europea hanno ottenuto risultati senza precedenti. In Francia il Fronte National di estrema destra di Marie Le Pen è diventato il primo partito con oltre il 25% dei voti e in Gran Bretagna il primo partito con oltre il 30% dei voti è diventato l'UKIP o "Partito per l'Indipendenza del Regno Unito", un'organizzazione nazionalista e secondo molti xenofoba, guidata da Nigel Farage.  Anche in altri paesi le formazioni anti europee hanno preso in generale molti voti (20% in Autstria, 27% in Danimarca, 13% in Finlandia, 10% in Svezia, ecc.).

In Italia i partiti contrari all'europa sono rappresentati, oltre che dalla Lega Nord di Matteo Salvini che ha ottenuto il 6,2%, dal Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che pur avendo ridotto i propri voti rispetto allo scorso anno, conta ancora nel 21% dei consensi.  Anche da noi oltre il 30% delle forze politiche si presentano come antieuropee.
Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle e Nigel Farage,
leader del Partito Indipendentista Britannico.
Tutti questi partiti entrano nel parlamento europeo con il chiaro proposito di scardinare l'unione dall'interno, per uscire dall'Euro e tornare ad una moneta nazionale. Per attuare azioni efficaci devono coordinarsi, e non a caso in questi giorni Matteo Salvini ha incontrato Marie Le Pen e Beppe Grillo ha incontrato - quasi di nascosto - il leader del partito indipendentista britannico Nigel Farage.  "Ha un gran senso dell'humour e dell'ironia e non è razzista", ha detto Grillo dopo l'incontro, "anche lui come il movimento 5 stelle è vittima di una stampa asservita e bugiarda. 

Farage non è come viene descritto, così come io non sono il fascista e il nazista descritto dai giornali italiani".

Sarà così, anche se dopo la sua ascesa a capo dell'Ukip, il fondatore di questo partito Alan Sked ne è uscito spiegando che "sotto la guida di Farage è diventato un partito razzista, un mostro alla Frankenstein", seminando odio non solo verso gli extracomunitari, ma soprattutto verso gli immigrati europei.

Del resto il programma politico di Farage sembrerebbe non lasciare troppi dubbi: bloccare l’immigrazione per 5 anni, uscire dall'unione europea, no ai matrimoni gay, si agli aumenti delle spese militari "per portare la Royal Navy agli antichi splendori", si all'abrogazione della Convenzione Europea per i diritti umani ("per porre fine alla spavalderia dei criminali pregiudicati e degli immigranti illegali"), e così via.

Chissà come fanno questi giornalisti a dipingerci una realtà diversa, impedendo alla verità di essere riconosciuta e ai suoi detentori del Movimento 5 Stelle di essere votati al 96%, come secondo Grillo dovrebbe succedere se non ci fosse questa informazione pilotata a difesa dei poteri forti.

Ma in Italia ha vinto Matteo Renzi. Lo confesso, l'ho votato ed è la prima volta che mi capita di vedere il partito che ho votato prendere così tanti voti. Io credo che anche il voto massiccio dato al Partito Democratico di Matteo Renzi va considerato come un voto per il cambiamento, che premia un giovane leaeder che ha costruito la sua immagine e il suo successo sulla capacità di rinnovare, di decidere e di attuare nuove politiche, vincendo le resistenze e gli interessi ideologici e materiali delle vecchie classi dirigenti italiane.

Ora però deve davvero dimostrare il suo vero valore. Il Partito Democratico è il più grande partito d'Europa, di un paese importante come l'Italia che sta per assumere la Presidenza del Consiglio dell'Unione.

Può essere davvero l'ultima occasione per cambiare, L'Italia e il Partito Democratico hanno quindi una grandissima responsabilità e opportunità. Bisogna remare in tanti e nel verso giusto per uscire rapidamente e positivamente dalla situazione disastrosa in cui ci troviamo, in termini di disoccupazione, recessione, corruzione, burocratizzazione, digitalizzazione e quant'altro. Dobbiamo fare delle riforme radicali in Italia e promuovere il cambiamento in Europa. 

Da questo punto di vista, Renzi si è rivelato l'uomo giusto, al momento giusto e nel partito giusto, un leader con una capacità drastica di cogliere i problemi e le opportunità. Oggi questo è chiaro anche a chi lo ha osteggiato apertamente, come Stefano Fassina che in un'intervista a Repubblica ha dichiarato che anche lui ora crede che Matteo e il nuovo gruppo dirigente cresciuto intorno a lui hanno tutte le qualità per riuscire.. 

Però da oggi non ci sono più alibi. Il Partito Democratico ha un consenso e una forza senza precedenti. Non c'è più spazio per giochi di potere o per la difesa di interessi particolari. Servono e subito azioni e risultati concreti e misurabili per tutti gli italiani e per l'Europa. Con il voto l'Italia ha davvero cambiato passo e tutto sembra scorrere più veloce. Chi ha vinto deve correre, altrimenti potrebbe essere presto spazzato via con la stessa velocità.

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